Muoversi 3 2022
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L’IMPEGNO DEL MISE PER UNA TRANSIZIONE SOSTENIBILE

L’IMPEGNO DEL MISE PER UNA TRANSIZIONE SOSTENIBILE

di Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti

Ministro dello Sviluppo economico

Parlare di energia, dei temi connessi ovviamente a quello che oggi è il punto cruciale anche per il funzionamento di tante imprese ma anche di tante famiglie, è sempre importante.

La repentina crisi dei costi dell’energia non nasce oggi, ma ha cominciato a manifestarsi a partire dalla seconda metà del 2021 e la guerra in corso ha solo acuito tendenze già in atto, rivelando tutte le fragilità dell’Europa nel far fronte a shock dal lato dell’offerta. Le attuali quotazioni del petrolio e del carburante sono a livelli insostenibili per tutte le categorie di consumatori.

Il Governo è intervenuto prevedendo uno sconto sui carburanti che continuerà ad essere applicato almeno fino all’8 luglio. L’ultimo provvedimento è stato esteso anche al metano per il quale l’accisa è ora pari a zero euro per metro cubo e l’IVA ridotta al 5%. L’intervento porta un risparmio di circa 30 centesimi al litro, per benzina e gasolio 10 centesimi per il GPL e stiamo valutando una ulteriore proroga dello sconto (fino al 2 agosto, ndr) perché la dinamica del prezzo del carburante è ancora, ahimè, crescente.

I problemi naturalmente si ripercuotono anche sul comparto della raffinazione, rappresentato in Italia da 13 siti – 11 raffinerie e due bioraffinerie – ubicati sul territorio nazionale, di cui 6 nel Mezzogiorno, che vanno sostenuti affinché possano progressivamente trovare alternative al loro core business attuale attraverso la sostituzione delle materie prime con biomasse non alimentari per produzione di biocarburanti, produzione di idrogeno verde e di idrogeno blu.

In questo lungo percorso di transizione fino al 2050 sono fermamente convinto che non dobbiamo legare il futuro dei trasporti alla sola tecnologia elettrica. Esistono già soluzioni disponibili in grado di ridurre da subito l’emissione di anidride carbonica attraverso l’adozione di biocarburanti o di Low Carbon fuels

Partendo dalla domanda dei prodotti petroliferi, è possibile pensare di riconvertire alcune raffinerie, che risulteranno non più necessarie, alla produzione di carburanti alternativi per tutelare così occupazione e ambiente. Considerando che il più grande utilizzatore di prodotti petroliferi sono i trasporti, è necessario portare avanti un’analisi delle soluzioni in stretta relazione con questo settore.

Come è noto, in questo lungo percorso di transizione fino al 2050 sono fermamente convinto che non dobbiamo legare il futuro dei trasporti alla sola tecnologia elettrica. Esistono già soluzioni disponibili in grado di ridurre da subito l’emissione di anidride carbonica attraverso l’adozione di biocarburanti o di Low Carbon fuels.

Nel nostro PNRR sono previsti circa 2 miliardi di euro per lo sviluppo della produzione di biogas e di biometano, visto come scelta strategica per il Paese. Coldiretti, ha stimato che con lo sviluppo del biometano agricolo made in Italy è possibile arrivare a mettere nella rete fino a 6 miliardi di metri cubi di gas verde da qui al 2030, che rappresenta il 10% del fabbisogno della rete gas nazionale anche riducendo la dipendenza del Paese dall’estero.

In un’ottica di medio periodo sarebbe importante a livello europeo prendere in considerazione anche il potenziale di carburanti a bassa emissione di carbonio come una delle tecnologie complementari all’elettrico per il trasporto su strada, in modo da realizzare le necessarie economie di scale per permettere la penetrazione in settori che sono difficilmente elettrificabili come il trasporto pesante, aereo e navale.

La partita è davvero importante e vi ricordo che il Governo italiano si è preso la responsabilità di non aderire al patto sull’auto elettrica firmato da molti stati alla COP26 di Glasgow nel novembre scorso. Riteniamo sia necessario proporre alla Commissione europea una revisione del pacchetto “Fit for 55” che in primis preveda l’applicazione del principio cardine della neutralità tecnologica.

Inoltre, il MISE ha lavorato a una serie di interventi a sostegno della transizione del settore automotive, sia sul fronte della domanda che sul fronte dell’offerta, che hanno trovato la prima concretizzazione dell’istituzione di un fondo presso il MISE con la dotazione di 700 milioni di euro per il 2022 e 1 miliardo di euro per gli anni 2023/2030. Un quadro certo di risorse, articolate su un orizzonte temporale e ampio, che prevede incentivi su una pluralità di tecnologie al fine di permettere alle imprese di programmare gli investimenti nel Paese, di invertire il continuo trend in discesa della produzione di veicoli.

Sono un difensore della transizione energetica sostenibile, non solo da un punto di vista ambientale, ma anche economico sociale e di sicurezza energetica. Serve quindi gradualità e diversificazione delle fonti, cosa che non fanno i regolamenti proposti dalla Commissione europea.

La stima di impatto sugli effetti derivati dalla totale e immediata elettrificazione della produzione dei veicoli leggeri sulla filiera automotive italiana, evidenzia che sono a rischio il 30% delle imprese della componentistica e circa 70.000 addetti diretti. È pertanto fondamentale intervenire per rendere la regolamentazione europea sostenibile anche dal punto di vista industriale e sociale.

Sicurezza e sovranità energetica significano anche poter contare su soluzioni che poggiano su catene del valore presenti o realizzabili sul territorio europeo e non in aree ad elevato rischio geopolitico. Se vogliamo creare la nostra sovranità, dobbiamo sicuramente andare più veloci nello sviluppo delle fonti rinnovabili nei prossimi anni, ma questo, soprattutto in un necessario periodo di transizione, non sarà sufficiente

Dopo la votazione del Parlamento, la palla passa al Consiglio europeo che si confronterà con la Commissione e l’Europarlamento durante il cosiddetto Trilogo, per portare il Vecchio Continente a una decisione che contiamo possa essere saggia e lungimirante su questo tema così delicato.

La forte diminuzione della domanda di prodotti petroliferi nel settore dei trasporti che ad oggi copre più del 65% della domanda di prodotti petroliferi, ci pone davanti la sfida del futuro nel settore della raffinazione. Riconvertendo parte della capacità di raffinazione alla produzione di carburanti alternativi, in particolare a quelli di seconda generazione, tuteleremo l’occupazione, l’ambiente la sicurezza e la sovranità energetica.

Sicurezza e sovranità energetica significano anche poter contare su soluzioni che poggiano su catene del valore presenti o realizzabili sul territorio europeo e non in aree ad elevato rischio geopolitico. Se vogliamo creare la nostra sovranità, dobbiamo sicuramente andare più veloci nello sviluppo delle fonti rinnovabili nei prossimi anni, ma questo, soprattutto in un necessario periodo di transizione, non sarà sufficiente.

Si tratta di compiere scelte essenziali per il nostro futuro, sviluppando tecnologie alternative europee senza le quali non vi è né autonomia né sovranità. Quando si è mobilitata unita, intorno a grandi progetti industriali, l’Europa ha dimostrato di essere in grado di svolgere un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. È giunto il momento di investire pesantemente su queste iniziative comuni, anche a fronte dei nuovi equilibri geopolitici in cui possiamo avere voce in capitolo soltanto se viaggiamo veramente uniti.

Di seguito il messaggio inviato dall’on. Vannia Gava, Vice Ministro della transizione ecologica, in occasione dell’assemblea unem del 5 luglio alla quale non ha potuto partecipare per sopravvenuti impegni istituzionali.

Vannia Gava

Sottosegretario al Ministero della Transizione ecologica

L’agenda degli obiettivi nazionali per la transizione ecologica, nel segno dello sviluppo sostenibile e della neutralità climatica, ha subito un’importante accelerazione dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Uno shock di tale portata da un lato ha permesso di conseguire importanti risultati nello sviluppo e nella diffusione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, dall’altro ha evidenziato la forte dipendenza che i consumatori domestici e industriali conservano nei confronti delle fonti fossili, soprattutto del gas.

Sin dall’inizio della crisi, il Ministero della Transizione ecologica è impegnato su più fronti per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, sia diversificando fonti e fornitori, sia prevedendo semplificazioni e strumenti normativi adeguati affinché la transizione energetica possa naturalmente evolvere verso un’autonomia degli approvvigionamenti.

L’innovazione tecnologica sarà sicuramente centrale nell’immediato futuro, attraverso l’introduzione dell’idrogeno nei processi industriali, lo sviluppo del settori chimico, nei settori del riciclo e del recupero e la diffusione di biocombustibil e biocarburanti nell’ottica di rendere i modelli economici sempre più circolari.

Oltre all’incentivazione degli investimenti attraverso i fondi PNRR e la programmazione nazionale, che consentiranno di sostenere i settori maggiormente in crisi e di colmare i gap infrastrutturali e tecnologici tra le regioni, il Ministero sta coordinando importanti interventi legislativi per assicurare un quadro regolatorio certo e snello entro il quale gli operatori possono agire senza frizione e incertezze. 

La transizione ecologica, che sembra più che mai urgente e improcrastinabile, deve essere al contrario perseguita attraverso misure ponderate e graduali: sono convinta che ogni scelta politica debba essere condivisa, soprattutto con le imprese che rappresentano il vero motore del paese.